disturbi alimentari testimonianza: La testimonianza di Romina: una storia di sofferenza e di rinascita
disturbi alimentari testimonianza: Mi chiamo Romina R., La mia storia “sintomatica” (di disturbi alimentari) è iniziata molto presto. A 16 anni, in seguito a una delusione amorosa, che è stata solamente la goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno, sono iniziati i primi sintomi anoressici e i rituali che li accompagnavano. Ore e ore di studio e sport associate a quantità di cibo sempre più esigue,fino ad arrivare quasi a nulla. Dai 16 ai 19 anni, a una superficiale visione esterna, ero la ragazza perfetta, ovviamente solo in apparenza. Voti altissimi a scuola, eccellente nello sport.
In realtà la mia malattia mi stava consumando. A 19 anni, dopo l’esame di maturità, sono crollata per la prima volta. A malapena ho terminato l’esame orale, prima di essere ricoverata in un reparto neurologico a Rimini. Ma poi, siccome la mia depressione aumentava giorno dopo giorno, sono stata trasferita in una clinica psichiatrica dove più che una cura ho fatto sterile reclusione. Dopo due mesi di permanenza, sono tornata a casa, più distrutta di prima anche perché, nel frattempo, avevo scoperto il mio nuovo “compagno di viaggio”: il vomito.
Nella mia mentalità ai tempi malata, speravo di aver trovato la tanto attesa liberazione. Finalmente potevo mangiare tutto quello che volevo, senza che questo fosse accompagnato dalla mia fobia di ingrassare. Ma ero entrata, senza rendermene conto, in un’aspirale terribile, chiamata bulimia. Ho passato l’anno successivo in preda a sintomi bulimici quotidiani.
Mi abbuffavo quotidianamente più volte al giorno, non c’era più lo studio, ma rimanevano ore e ore di sport oltre ad altri milioni di rituali legati alla pulizia, ai diuretici e a episodi di autolesionismo di varia natura.
Ero a pezzi e mia madre, la persona con cui vivevo, era distrutta. Non ero più io. C’era chi diceva che fossi impazzita e fuori di testa. Questo mi ha ferito tantissimo, perché chi soffre di queste terribili malattie non è pazzo, “semplicemente” ha dentro di sé talmente tanto dolore da non riuscire a elaborarlo inconsciamente e proprio attraverso la malattia e ciò che la accompagna, lo comunica a chi sta attorno.
Mi ferisce tuttora vedere che queste malattie vengono associate al desiderio di essere magre e belle. Non c’entrano niente il peso e la bellezza e c’entra poco anche il cibo. Io non volevo essere magra e bella, io volevo sparire. Volevo disperatamente che qualcuno si accorgesse di me.
Per favore, non leghiamo più queste malattie semplicemente al peso e al cibo; sono solo un mezzo. Io, escludendo la prima fase anoressica durante la quale sono arrivata a pesare 43 chili per un metro e sessantacinque circa di altezza, ho sofferto per tanti anni di bulimia, pur rimanendo normopeso. E un’altra cosa che fa malissimo è sentirsi dire “hai preso peso, quindi stai bene”, perché si inizia a pensare: “Oddio, allora vuol dire che sto ingrassando, vuol dire che non si vedrà più che sto male”.
È una sensazione terribile. A 20 anni c’è poi stato il terzo e ultimo ricovero nella stessa clinica, ma dopo due mesi la situazione era ulteriormente peggiorata. Sono tornata a casa e, a soli 20 anni, ero disperata. Non vedevo luce, futuro, vita possibile per me. Ho cominciato a lavorare e la situazione è leggermente migliorata, ma “convivevo” con regolari crisi depressive e bulimiche. Poi, a 22 anni, al culmine della disperazione, sono entrata in una libreria e ho comprato il libro di ChiaraSole.
Mi ha colpito il suo viso, il sole che emanava dalla copertina, e il titolo: Anoressia e bulimia: una storia di vita e di morte. L’ho letto in due ore, ho subito contattato ChiaraSole, e dopo qualche giorno ho conosciuto lei e il Dott. Matteo Mugnani, persone a cui sono e sarò sempre grata. Nell’Agosto di tanti anni fa il mio vero percorso di cura a MondoSole durato circa due anni e mezzo. Anni durante i quali, con il loro aiuto, mi sono ricostruita una vita sociale, affettiva e lavorativa. Anni durissimi, ma pieni, ricchi. Ho sofferto tantissimo, ci sono stati momenti in cui ho pensato che tutto quel dolore mi avrebbe uccisa, ma fortunatamente, così non è stato.
Sono viva adesso, viva davvero. Amo molto il mio lavoro e la mia vita, adoro stare con i miei amici e faccio sport in modo sano. Per me oggi parlarne è una vera liberazione, mi sento liberata dalla vergogna che, purtroppo, accompagna queste malattie. Nessuno deve vergognarsi di avere un cuore così tanto grande da essere capace di soffrire. Alla Romina di qualche anno fa, e quindi a ogni persona che ne soffre, voglio dire che è possibile stare bene e sentirsi emotivamente piene, senza sentirsi pesanti, unendosi a chi sta male e a chi è stato male. Adesso provo emozioni, vedo colori di cui nemmeno sapevo l’esistenza perché non ne avevo mai fatto esperienza. È stata durissima, ma ne è valsa la pena e non c’è un giorno che non vorrei rivivere, neanche il più terribile, perché anche da quello ho tratto insegnamento. Morire implica sempre una rinascita. Per quanto riguarda i mass media, mi ferisce e mi fa arrabbiare vedere con quale semplicità e cattiveria si parli di queste malattie, prendendo come capri espiatori sempre e solo la moda e il cibo. Che i telegiornali ci risparmino le notizie di modelle in fin di vita o morte, perché ci sono milioni di impiegate e commesse che vivono quotidiani inferni magari di bulimia e non si sentono comprese! Non limitiamoci a parlare del fatto compiuto, quando è troppo tardi, andiamo sempre alle cause. A mio avviso, è l’unico modo che abbiamo per guarire e per trovare la pace. Per finire, un grazie a ChiaraSole, al Dott. Matteo Mugnani, alla mia famiglia, ai miei amici, a ogni persona che mi è stata vicina e a chi ha avuto il coraggio e la forza di guardare oltre.
Romina Renzi (MondoSole) intervistata dalla rivista di Mondadori
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