In occasione della giornata nazionale del 15 marzo
Un mondo colorato di lilla per accendere i riflettori sui disturbi alimentari
ChiaraSole Ciavatta, fondatrice dell’associazione e del centro MondoSole di Rimini: Sono patologie in aumento ma dalle quali è possibile guarire. La mia storia lo dimostra.
ROMAGNA
Speranza, lotta, consapevolezza, informazione, supporto e aggregazione sono alcune delle parole chiave del 15 Marzo, Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i Disturbi del Comportamento Alimentare.
Trascrizione dell’intervista di Barbara Gnisci sul Corriere Romagna
LA RICORRENZA:
Un’iniziativa che è diventata ufficiale in Italia nel 2018, e che è ormai alla sua sesta edizione. Per l’occasione, la Rocca Malatestiana di Rimini sarà completamente illuminata di lilla, grazie alla collaborazione tra l’Amministrazione Comunale e MondoSole, una realtà riminese che si occupa di questi disturbi ormai da tanto tempo: «Il messaggio che vorremmo far arrivare– spiega ChiaraSole Ciavatta, fondatrice dell’associazione MondoSole e successivamente dell’omonimo Centro, è che da queste patologie si può guarire. Alla Rocca, dalle ore 18.00, daremo informazioni e risponderemo alle domande di tutti coloro che hanno delle curiosità, delle necessità o che non sanno bene di cosa si tratti, perché seppur molto diffusi, i disturbi dell’alimentazione (DCA) sono ancora molto sottovalutati.
Inoltre, saranno pubblicati sulle nostre piattaforme social, tanti video realizzati da persone in percorso di cura e anche una canzone dal titolo “AMELIA” scritta e cantata da Elisa».
IL FENOMENO:
I numeri sono aumentati negli ultimi anni: «Nel periodo della pandemia c’è stato un aumento del 30-40% dei casi e una serie di conseguenze a catena; se pensiamo che in queste malattie (anoressia, bulimia, binge eating) uno degli oggetti sintomatici più colpiti è il corpo, in quella fase si è assistito invece a una smaterializzazione dello stesso, perché le cure attivate sono state, per forza di cose, on line. Mostrarsi, uscire di casa, recarsi in un luogo, entrare in relazione con l’altro, trovarsi faccia a faccia con i propri interlocutori sono elementi imprescindibili per ogni percorso di cura per chi soffre di disturbi del comportamento alimentare e, infatti, appena abbiamo potuto abbiamo ripreso con i percorsi solo in presenza, ma c’è chi ancora fa fatica, specie chi “nascondendosi” dietro a uno schermo, aveva trovato un’ulteriore forma di evitamento dal confronto con sé stessi e con gli altri. E, inoltre, è inutile dirlo, ma guardarsi negli occhi senza mediazioni, possiede una potenza inaudita, utile per ogni tipo di relazione».
COMPLEANNO SPECIALE:
Il pomeriggio alla Rocca Malatestiana sarà anche l’occasione per celebrare i 20 anni dalla nascita dell’Associazione e del Centro: «Nel 2001 decisi di creare un sito web per raccontare la mia storia mettendoci la faccia in tempi in cui la vergogna regnava sovrana, essendo stata anche io malata di anoressia, bulimia, BED, depressione, dipendenza affettiva, attacchi di panico (e altro) e a causa della risposta inaspettata (venni letteralmente sommersa da email di donne, uomini, genitori disperati che chiedevano aiuto a me), ideai MondoSole insieme al dottor Matteo Mugnani, un clinico psicoanalista con varie specializzazioni, che poi divenne mio marito. Era il 2004 quando MondoSole, inizialmente nato come un’associazione, divenne anche un centro specializzato in disturbi del comportamento alimentare e altre dipendenze, al quale cominciarono ad afferire persone da tutta Italia».
Professionalità, rigore, empatia, capacità di ascolto, di accogliere le emozioni, delicatezza nel trattare i vissuti delle persone insieme a tanta voglia di fare sono le fondamenta di questa struttura: «prima di fondare l’associazione e successivamente di aprire il centro, sono cominciati per entrambi un periodo di studi trasversali e internazionali al fine di creare un nostro metodo che sapevamo mancare sul territorio. MondoSole si basa sull’unione del mondo clinico e quello esperienziale e su un lavoro di équipe che crea con le persone che si rivolgono a noi, un percorso personalizzato finalizzato alla comprensione del significato dei propri sintomi e alla riorganizzazione della propria vita. Si tratta di un centro volto anche al reinserimento sociale delle persone che soffrono di disturbi alimentari e che coinvolge anche il nucleo familiare. Il pomeriggio alla Rocca Malatestiana sarà anche l’occasione per celebrare i 20 anni dalla nascita dell’associazione e del centro».
SOSTEGNO QUOTIDIANO:
Un Centro aperto 12 mesi l’anno che offre tanti gruppi clinici quotidiani durante la settimana, psicoterapia individuale, di gruppo e familiare, nonché tutta una serie di altre iniziative ludiche e ricreative che hanno come scopo la socializzazione e il non lasciare indietro nessuno: «Nel frattempo sono passati due decenni.
Purtroppo Matteo è morto prematuramente.
Da tempo la responsabile degli psicologi-psicoterapeuti interni all’equipe è la Dott.ssa Fiorella NiKolla e poi accanto a tutti noi una serie di professionisti che collaborano a seconda dei bisogni delle singole persone, come psichiatri, endocrinologi e varie altre figure».
LA STRUTTURA:
Attualmente sono diverse le persone in cura in questo Centro a Rimini: «Nel corso del tempo, sono passate centinaia e centinaia di persone, quante cose sono state fatte e nel frattempo quanti bambini sono nati dalle tante famiglie che si sono create.
A MondoSole tutti si conoscono, perché si organizzano tante attività da svolgere insieme; poi le persone in cura, quasi tutte donne (anche se gli uomini sono in grande aumento) si incontrano anche al di là del Centro e cioè al di là dei momenti clinici.
Ciò che cerchiamo di fare e di far capire è che i DCA sono una vera e propria malattia riconosciuta dal manuale diagnostico, che c’entra poco con il cibo perché questo è il sintomo dell’infinita sofferenza di ogni persona che ne è affetta; si tratta di un male che sintomaticamente colpisce corpo e cibo, ma che ha origine molto più in profondità. Soffrire di disturbi del comportamento alimentare non è un capriccio come spesso viene etichettato. Non è una scelta e non si guarisce ne da soli ne con il “solo” aiuto delle persone care: l’amore è tanto importante perché sostiene, ma non cura malattie potenzialmente mortali.
Cerchiamo anche di attivare una riflessione culturale sul ruolo della famiglia, sul contesto sociale, sui messaggi veicolati dai social sul corpo e sul cibo per avere più alleati possibili in questa battaglia contro una malattia crudele, ma che può essere sconfitta».
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