DCA: ho forse buttato via tempo e anni preziosi della mia vita?!?!
L’ho pensato, anzi, non solo l’ho pensato, ma ne sono stata intimamente convinta… ma davvero tanto: Ebbene si, io credevo fortemente al fatto di aver buttato/sprecato anni e anni della mia vita.
Non so neanche io per quanto TEMPO ho affermato con decisione dentro me stessa, che tutti quegli anni di traumi, violenze di varia natura, di anoressia, di bulimia, di binge eating… (ecc…), fossero TEMPO SPRECATO, BUTTATO, PERSO, GETTATO VIA!!!
C’era anche chi confermava questa mia idea: “Chiarina stai buttando (o hai buttato) gli anni più importanti della tua vita!!!” (e subito altri mille sensi di colpa).
Una quantità di anni non ben identificati fatti di sofferenza e sintomi.
Mi sentivo una vittima della malattia… mi faceva rabbia, mi faceva stare male. Mi sentivo ancora di più una merda. “In fondo ogni cosa è buona per buttarsela addosso”.
Anche dopo, quando era da un bel po’ che i sintomi non c’erano più, in me esisteva questo tarlo. “Oddio quanto tempo perso, buttato”.
Progressivamente ci pensavo sempre meno, ma poi, magari, sentivo aneddoti di vita di altre persone e la paragonavo alla mia… e quindi ancora mi sentivo in difetto, perché la mia esistenza era stata solo teatro di una sofferenza incredibile.
Ho capito dopo, e cioè dopo altro TEMPO, che quel sentire era per me ancora parte della rielaborazione delle cause che mi hanno portata ad ammalarmi e della rielaborazione di aver avuto una malattia così grave, opprimente e invalidante.
Sono fermamente convinta che il TEMPO non sia mai buttato o sprecato, ma sempre e comunque investito!!!
Con calma ho compreso e sentito che i violenti sintomi vissuti erano esplosi per sedare un sentire che non potevo sostenere tanto era forte: e cioè i traumi e tutte le cause che esistono sotto ai sintomi alimentari.
Con calma ho compreso e sentito che tutto quel TEMPO, quegli anni non erano stati buttati, anzi.
Con calma ho compreso e sentito che oggi non sarei quella che sono e che quindi, con ogni probabilità, non mi sarei mai potuta sentire così comoda nei miei panni: la vera me con i miei pregi e i miei difetti, con le mie fragilità ed emozioni.
Con calma ho compreso e sentito che grazie alla malattia sono stata “costretta” a mettermi in discussione, a cominciare quel lungo viaggio dentro me stessa che, per quanto sia stato anche molto doloroso, mi ha concesso di conoscermi davvero, di prendere piena consapevolezza di me, della mia natura, di capire cosa realmente significhi prendermi cura di me stessa.
Ovviamente tutto questo l’ho sentito dopo e non certo negli anni della violenza della malattia che odiavo con tutta me stessa…. O meglio, nell’ambivalenza di questi mali, la odiavo e la amavo.
Con calma ho compreso e sentito di essere grata alla malattia, perché nella sua ferocia, attraverso le cure, è stata davvero formativa.
Un’altra ulteriore conferma di quanto scritto sopra l’ho avuta durante I DRAMMATICI anni di leucemia di mio marito Matteo. Nonostante il dolore ASSURDO sono riuscita a rimanere lucida, a prendere immense decisioni per lui, quando non gli era possibile. Io c’ero con la mente e con il cuore. Lui non era mai stato malato in nessuna forma e ricordo come e quanto piano piano gli “insegnavo” cosa significava vivere nel muro del tempo degli ospedali (così lo chiamo io)…. E tante altre sfaccettature di quel lungo periodo infernale.
Per non aggiungere altro sul poi, quando, poco dopo il rinnovo dei voti nuziali, è morto: il 2 Febbraio 2018. Nello stesso periodo anche il nostro gattino e la nostra cagnolina si sono definitivamente spenti e io so e sento che il mio passato mi ha, in vari modi, formata/aiutata…. Anche di fronte a tragedie/disgrazie così grandi…. su questo non aggiungo altro, perché aprirei un altro lungo capitolo.
(Tra l’altro quello che poi è diventato mio marito, l’ho conosciuto grazie al fatto che lui aveva letto il mio libro autobiografico sulla malattia e desiderava una collaborazione con me…. Direi che nulla avviene per caso, io lo chiamo il Signor Caso).
È una sensazione dolorosa molto diffusa quella di sentire di aver buttato via del TEMPO per chi soffre e/o ha sofferto di disturbi alimentari, ma è importante ricordare che c’è sempre TEMPO…. Per avere TEMPO!!! (..e a qualunque età).
Se quando stavo male mi avessero detto “io sono grata alla malattia per l’eredità emotiva e formativa che mi ha lasciato”, probabilmente mi sarei arrabbiata e ne sarei rimasta esterrefatta: “ma come c..o fai ad essere grata ad un inferno, una bestia, una gabbia così nera?!?” Questo avrei detto.
Quello che so è che dandosi TEMPO, appunto… si può far pace con tutto, anche con quel tutto che lì per lì sembra impossibile da raggiungere e rielaborare.
ChiaraSole @chiarasolems
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.