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testimonianza… bulimia con un forte ideale anoressico. Il mondo deformato che avevo dentro

by ChiaraSole

Il mondo deformato che avevo dentro:

Sono Sara, ho alle spalle più di 10 anni di bulimia con un forte ideale anoressico.

Sono cresciuta in un piccolo paesino vicino ad Urbino e l’esplosione esteriore del mio sintomo è avvenuta all’età di 15 anni.
Ricordo che nei primi anni della mia infanzia desideravo stare al centro dell’attenzione e spesso mi veniva detto di parlare meno perché mi intromettevo nei discorsi dei grandi.

Ma i miei ricordi principali erano quelli di urla, litigi continui e tanta paura.

I miei genitori litigavano spesso e ogni volta io me ne andavo dalla stanza portando via con me un pesciolino che volevo proteggere.

Divorziarono quando avevo circa 6 anni e crebbi con mia mamma, mia sorella e i miei nonni in un paesino così piccolo dove ogni persona sapeva tutto di tutti e dove il principale passatempo era quello di spettegolare.

L’atmosfera in casa era sempre tesa, mia sorella ed io venivamo continuamente coinvolte nelle discussioni e ci veniva richiesto da che parte stare.

Non capivo bene la gravità della situazione, volevo essere una brava figlia agli occhi di entrambi e assecondavo ogni loro richiesta.

Credo che da qui iniziai ad inseguire l’ideale illusorio di perfezione per farmi accettare da loro. Mi veniva richiesto di mentire e lo facevo, avevo poi il terrore di essere scoperta e di sentirmi sbagliata: questa convinzione si radicò in me in maniera potente, qualsiasi cosa facessi non andava bene, mi sminuivo in continuazione per poi incolparmi di tutto.

Ad oggi affronto quotidianamente la paura di sbagliare per far sì che non condizioni più il mio presente e la vita che scelgo ogni giorno.

Vedevo mio babbo i fine settimana, aspettavo con ansia quel momento e provai un forte senso di abbandono quando per un periodo non si fece vedere per poi tornare e scomparire di nuovo. Si era rifatto una famiglia e nella mia testa era come se non esistessi più per lui. Ci comunicò il suo trasferimento imminente ed il nostro rapporto non fu più lo stesso come credevo. Dentro di me percepivo che non mi voleva come figlia e ci allontanammo molto alla nascita di mia sorella.

Mi sentii esclusa dalla sua vita e dopo pochi anni avrei ricercato ovunque quel risarcimento di affetto e accettazione, massacrandomi in ogni modo possibile.

Col passare degli anni mi chiusi sempre di più e alzai un muro di protezione, lasciando fuori tutte le persone che credevo potessero ferirmi.
Volevo essere totalmente indipendente, senza avere bisogno di nessuno. Diventai una ragazza composta, tutta “a modo” all’apparenza e con un enorme senso di vuoto e dolore dentro.

Ogni giorno dopo scuola, svolgevo tutte le faccende di casa in maniera ossessiva e mi assicuravo che fosse tutto in ordine prima che mia mamma tornasse a casa, ma non mi rendevo conto che in base al suo umore anche la tavola non apparecchiata poteva essere motivo di esplosione.

Tra me e lei si instaurò una forte simbiosi basata sul controllo reciproco che ci portò a farci tanto male, inconsapevolmente. Il nostro modo di comunicare era il conflitto, senza quello ci sentivamo quasi due estranee.

Di solito lei urlava ed io, che non aspettavo altro, rispondevo ancora più forte per farmi sentire e reagivo in maniera violenta e rabbiosa, poi il senso di colpa prendeva il sopravvento e dovevo ad ogni costo elemosinare il suo perdono e recuperare al danno fatto.

Il godimento del conflitto era forse per me la trasgressione a quella perfezione che mi imponevo e che iniziava a starmi stretta. Ma questa parte di me non doveva essere vista dalle persone del paese, che credevano che mia mamma fosse una cattiva madre perché non era stata fedele e non si prendeva cura di noi figlie (questo dicevano).

Io a maggior ragione dovevo essere diversa da lei e al tempo stesso proteggerla da quella gente che non si faceva problemi a dire tutto ciò ad una ragazzina.

Quindi ai paesani ho iniziato a dare una versione diversa di mio padre, descritto sempre come il santo che la sopportava, cioè che anche lui a sua volta era stato infedele (a suo modo) e che aveva fatto di tutto per trovare la maniera di non darci nulla…. la rabbia e il dolore parlavano per me.

Poi a casa la giudicavo e le puntavo il dito contro. Secondo la mia visione malata lei è stata per anni la causa del mio stare male e non potevo capire che era così solo perché era più facile prendermela con lei. Solo con tanto lavoro su me stessa ho capito quanto fosse doloroso sostenere quel ruolo paterno che mi faceva odiare mia mamma non riuscendo ad essere figlia.

Successivamente, quando mia madre iniziò una relazione non la presi molto bene ma notai che quest’uomo aveva dimostrazioni d’affetto verso di me come se fossero paterne, così lo accolsi, tanto desideravo quel tipo di affetto. Le sue erano inizialmente dolci attenzioni, tanti regali, tanti complimenti e commenti su come ero bella, su come mi vestivo, domande sulla mia vita sessuale e su come dovevo stare attenta ai ragazzi.

Io non conoscevo ancora quel tipo di amore, pensavo fosse premuroso e che mi volesse bene come ad una figlia e mi sono completamente fidata. Sentivo i loro rapporti sessuali e da un lato mi faceva schifo, ma dall’altro ero spesso dietro la porta ad ascoltare. Tanto era il controllo e la curiosità di scoprire la sfera della sessualità che iniziai a frugare in camera di mia mamma fino a trovare diverse loro fotografie molto personali.

Questo mi avrebbe poi segnata in maniera traumatica nello sviluppo della mia idea di sessualità futura che vede l’uomo come un egoista che pensa solo al proprio piacere e la donna sottomessa si annulla, non provando nulla. Quanto è difficile e doloroso affrontare questa parte nel mio presente ma anche fondamentale per essere libera di scoprirmi totalmente.

Non molto tempo dopo scoprii sulla mia pelle che quelle attenzioni avevano uno scopo tutt’altro che paterno. Una sera, di ritorno da un compleanno con amici, lui mi riaccompagnò in macchina e prima di tornare fece una deviazione per il campo sportivo al buio totale, spense la macchina, mi si avvicinò per rassicurami e mi baciò in bocca toccandomi il seno e dicendomi di stare tranquilla, che ero al sicuro.

Circa due settimane dopo lo dissi a mia mamma e la sua reazione, ai miei occhi, fu quella di minimizzare il tutto e di non dargli importanza. Poi ricordo solo che li sentivo litigare, lui veniva ancora a casa ma con meno frequenza fino a lasciarsi definitivamente.

Crebbe dentro di me un forte senso di vergogna ed imbarazzo, chiudevo tutte le porte e anche a casa non mi sentivo in un luogo sicuro, è stato un periodo durante il quale la sera stavo da mia nonna perché mi addormentavo più serena e potevo abbassare la guardia.

14Avevo difficoltà a vestirmi, mi vedevo brutta ed enorme e mi davo i pugni sul seno perché non volevo facesse parte di me, era lì per ricordarmi il mio essere donna.

Avevo in mente solo una cosa: Dimagrire!

Esplose il mio sintomo, con un anno di totale restrizione alimentare (anoressia) per poi sfociare in quella che mi accompagnò per i 10 anni successivi: bulimia con forte ideale anoressico. Non dimenticherò mai quella “bella sensazione” che provavo nel divorare la dispensa, poi lo schifo per me stessa, correre a vomitare ed autodistruggermi. Ma era il mio momento tutto segreto che volevo tenermi stretta.

Tutto quel godimento sintomatico era sempre più potente, era il mio spazio dove sentivo che potevo essere me stessa e che mi faceva compagnia nell’enorme vuoto che avvertivo.

Non parlavo quasi più e quando lo facevo aggredivo gli affetti a me più cari. Anche recuperare, o meglio iniziare a conoscere veramente mia sorella è stata una cosa che desideravo con tutta me stessa, in piena crisi la vedevo solo come un ostacolo al mio sintomo e la odiavo per questo, non riuscivo a capire che la sua era solo preoccupazione perché vedeva che c’era qualcosa che non andava.

Il mio dimagrimento era evidente ma non così tanto da sembrare malata (secondo i cliché di queste patologie), in realtà ogni chilo in meno sul mio corpo era un chilo in più emotivamente! Mi vedevo deforme, mi abbuffavo e vomitavo tante volte al giorno, poi ripulivo tutto e quando potevo andavo a rifare la spesa.

Passavo le intere giornate tra specchio e bilancia e siccome non andava mai bene ciò che pensavo di vedere mi punivo ogni volta. Il corpo era il primo bersaglio facile ed ingombrante.

Solo qualche anno dopo ne parlai con mia mamma e andai per un anno da una psicologa una volta a settimana ma poi, credendo di stare meglio, decisi di voltare pagina trasferendomi per studio a Bologna.

Quanto è forte l’onnipotenza di questa malattia!

Dopo un mese le abbuffate erano sempre con me e toccai il fondo 5 anni dopo, il mio fisico era stremato e lanciai un grido di aiuto disperato, facendo preoccupare il mio ragazzo dell’epoca e i miei genitori che mi portarono via di forza da Bologna, o meglio dalla camera dove mi ero ormai rinchiusa da mesi.

Due giorni più tardi ero nello studio di ChiaraSole, per poi iniziare il mio percorso di rinascita a MondoSole.

Con non poca fatica ho iniziato a rielaborare tutti gli eventi della mia vita ed è stato proprio andando contro a quello che voleva la malattia che ho scoperto quello che c’era sotto, ho scoperto il vero mondo deformato che avevo dentro.

Tutto quello che voleva dimagrire era in realtà il mio dolore, la mia abnegazione nei confronti del mio storico. Non volevo crescere perché in debito di tanto affetto.

Ricercavo attenzioni e approvazioni soprattutto da mio padre, ma mi resi conto che non era possibile nel modo che volevo io per tanti motivi tra cui il voler ardentemente una sorta di risarcimento della bimba che ero stata.

Il mio non voler crescere mi faceva sabotare ogni situazione, emblematica è stata la sfera lavorativa dove mi ci è voluto un po’ di tempo per comprendere l’importanza di un impiego quotidiano per la mia autonomia e indipendenza.

Il sintomo ha perso sempre di più il suo potere e si è riempito piano piano di tutte quelle parole che non avevo mai tirato fuori ad alta voce.

Grazie alle ragazze che ho incontrato durante il percorso ho scoperto cosa sono i veri rapporti e ho stretto legami che non pensavo potessero esistere, mi sono affidata e scopro ogni giorno cose nuove.

Sto imparando ad amare senza pretese e convivo con l’uomo che amo e con il quale sto costruendo una vita, per me qualcosa di nuovo ed inedito.

Grazie a tutte le consapevolezze che ad oggi ho, posso scegliere di non riattivare più le modalità storiche che non sento più mie. Si può davvero stare bene, ora lo so!

Grazie alla mia famiglia: mia madre, mio padre e mia sorella…. perché tutti sappiamo che questa malattia non è colpa di nessuno, bensì causata da un intreccio di situazioni che dolorosamente coinvolgono tutti.

Senza Chiara, Matteo, Even, Fiorella e le ragazze di MondoSole tutto ciò non sarebbe stato possibile e grazie a me stessa che mi sono affidata e mi do la possibilità di scoprirmi ogni giorno!
AVANTI TUTTA!

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