Quando si è affetti da DCA, ci si sente spesso divisi in due RIFLESSIONE/TESTIMONIANZA: Quando si è affetti da DCA, ci si sente spesso divisi in due, accade che una parte di te desideri una cosa è l’altra il suo opposto.
Questo perché la malattia si sostituisce alla tua identità, ti toglie ogni stimolo, ti spinge ad isolarti, spesso a chiuderti in casa con le imposte chiuse, senza luce perché quella luce la percepisci come invasiva del tuo mondo. Quella luce ti costringe a guardarti e tu non vuoi guardare il tuo corpo, il tuo viso, perché a causa della dismorfofobia, lo percepisci enorme e deforme. Per cui il buio in casa è rassicurante, la casa diventa il tuo nido, ti ci puoi nascondere, ed il letto il posto in cui puoi spegnere per qualche ora quella sofferenza.
In una situazione in cui è come se il tempo si fosse fermato e, a parte te, non accadesse nulla. E così “gli altri possono, io no”, quante volte ce lo siamo detti? Oppure “io posso, gli altri no”.
E quell’armadio stracolmo di vestiti, che presuppongono una vita sociale, ma che tu metterai un giorno, solo quando sarai “perfetta”. E siccome è cosa nota che la perfezione non esiste e che non ci si ammala per raggiungerla, quei vestiti potresti non indossarli mai.
Io ho provato tutto questo, per anni ho rimandato la mia vita, convinta che lei mi aspettasse, che aspettasse il momento in cui sarei stata pronta per lei, il giorno in cui sarei stata “perfetta”, secondo le leggi malate di perfezione imposte dalla mia malattia, convinta che il tempo non passasse o almeno non così velocemente. Invece no. Passava comunque. Solo che io ne ero inconsapevole. Gli anni neri della malattia li ricordo in maniera sfocata e tanti, troppi pezzi mi mancano, anestetizzata come ero da sintomi alimentari feroci, depressione……
#famedivita #maimollare #sipuòguarore
Raffa