DCA: C’E UN TEMPO DEL PRENDERE E UN ALTRO PER DARE. IL PRIMO SENZA IL SECONDO SI SVUOTA (Cit. ChiaraSole e M.Mugnani)
Inizio questa riflessione citando questa frase.
Appena arrivata a MondoSole davanti a me un quadro con la scritta “C’E UN TEMPO DEL PRENDERE E UN ALTRO DEL DARE. IL PRIMO SENZA IL SECONDO SI SVUOTA”… (insieme ad altre scritte).
Inizialmente non riuscivo a comprenderne il significato. Come tra l’altro non avevo effettivamente compreso cosa significasse curarsi, né cosa fosse la mia malattia. Dopo anni di disturbi alimentari per me guarire significava riuscire a tenere sotto controllo il cibo, perché dopo anni di bulimia ormai era il cibo a controllare me.
Non comprendevo neanche la distinzione fra razionalità ed emotività, decisi di mettermi in ascolto e di ascoltare i suggerimenti che mi venivano dati partendo dalla base: ossia quella alimentare.
Decifrare il mio sentire emotivo sembrava davvero impossibile, un uragano di emozioni nel passare dei giorni e mesi a seguire, mi schiacciavo.
Ogni giorno era una scoperta, e ogni giorno mi sentivo meno strana nella mia malattia nell’ascoltare le testimonianze delle mie compagne di percorso.
Vissuti diversi, traumi differenti, ma la medesima patologia, capace di distruggere te stessa e tutto quello che ti circonda. Seduta in quei divanetti continuavo ad osservare quel quadro con quella frase, e pensavo al significato che potesse avere in quel contesto. Nel tempo capì che quel ricevere e dare era ed è una costante quotidiana.
Grazie al percorso di ognuno di noi, alle esperienze condivise, al dolore, alle gioie, all’affrontare la quotidianità insieme. Ricevevo, ma nello stesso tempo davo, eh sì, perché è tanto tanto difficile uscire da sé stessi quando la sofferenza è tanto grande e regolata da leggi dittatoriali: quelle dei DCA… Ascoltarsi ed ascoltare è davvero possibile, ma non in un senso abnegante, bensì costruttivo che porta ad una crescita reale.
Quando stavo male avevo paura di “prendere”, ma inconsciamente “volevo tutto” (perché era la fame del bisogno a gridare silenziosamente), avevo paura di dare e, quando lo facevo, inconsciamente le aspettative erano quelle di avere qualcosa in cambio, a partire dal riconoscimento e l’affetto.
Nell’anoressia, bulimia, binge si inizia a non condividere il cibo, i psti, per arrivare a non condividere più la vita, perché in forme e sintomi differenti lo scopo è scomparire per far scomparire tutto quello che c’è nella nostra anima.
Io personalmente, da piccolina, ho iniziato a non voler condividere più nulla, non avevo neanche più bisogno di ricevere e né dare amore poiché non mi ritenevo all’altezza.
In passato ho già scritto alcuni dei motivi che mi hanno portato ad ammalarmi. Ribadisco che quasi tutte come me (ATTENZIONE LA ME del passato, quella che aveva paura di tutto e anche di condividere se stessa con altre persone) pensano che il problema principale sia il corpo, ma con il tempo ho compreso che per arrivare a mangiare e vomitare tante e diverse volte in un giorno, per arrivare a vomitare sangue, se il motivo fosse legato “solo” al corpo era troppo riduttivo e sminuiva il mio sentire e la mia anima… nonché la mia persona.
Oggi riesco a pensare e scrivere così grazie al tanto e duro lavoro, alla tanta sofferenza, alle tante lacrime e al tanto dolore che mi sono concessa di sentire e su cui ho lavorato.
Tutto questo anche condiviso insieme ad altre persone, da subito mi fece sentire capita e accolta. Finalmente non mi sentivo più un pesce fuor d’acqua.
Sentivo che quel dolore condiviso, ragionato insieme (sempre con gli operatori), per quanto peso potesse avere iniziava a pesare sempre meno.
Nelle mie compagne di percorso ho trovato la forza quando ero stanca, la motivazione fortemente altalenante. E in quei momenti mi rendevo conto di quanto ognuno di loro per me era ed è importante.
La cosa davvero meravigliosa è che, nonostante siamo un gruppo di persone che soffrono, c’è stato insegnato a sorridere per le piccole cose, a non creare tra noi quei rapporti di gelosia e invidia che in passato erano alla base della nostra affettività, a volere davvero bene ad un’amica e ad affrontare le delusioni che si possono presentare (un gruppo sempre supervisionato ovviamente da MondoSole, perché come sappiamo i rapporti tra chi soffre di DCA possono rivelarsi estremamente distruttivi, non solo per se stessi, ma anche per l’altro).
Chi soffre di disturbi alimentari è come un bambino, deve (e può) imparare di nuovo a camminare, deve (e può) imparare a nutrirsi in maniera sana di quel cibo che tanto si ama e si odia, di quel cibo che è vita ma di quella vita che non è stata vita, deve (e può) imparare a trovare un suo equilibrio e quel posto nel mondo che spesso non si sente di avere.
Io la considero una rinascita dove si reimpara a vivere, ma in maniera differente. Portando dentro di sé quel passato che per svariati motivi è stato infelice e traumatizzante. Un passato rielaborato.
Queste righe le dedico alle mie compagne di percorso e ovviamente a coloro che aiutano ognuno di noi in questo percorso di vita.
IL TEMPO DEL PRENDERE E DARE per me è ogni giorno (ovviamente anche nella vita in generale, perché il dare e avere spassionato è meraviglioso!). E quel tempo lo rendiamo vivo ognuno di noi con i nostri sorrisi, capricci, lacrime, stati d’animo, perché ognuna di noi è davvero una fonte di vita unica ed irripetibile dunque ADORABILE. E lo rendiamo vivo costruendoci anche individualmente le nostre vite.
In passato sono stata una persona un po’ snob, che allontanava gli altri. Ho realizzato che la mia era una grande paura di legare e di volere bene per davvero, una maschera dietro alla quale c’era un mondo.
Mi rincuora sapere che la mia sofferenza passata possa essere d’aiuto per il prossimo, magari una spinta per chiedere aiuto, per provare e riuscire a combattere questo grande mostro dei disturbi alimentari.
Le testimonianze di ChiaraSole così come quelle di altre persone a MondoSole mi sono state utili, mi hanno aiutata ad avere coraggio nel chiedere quell’aiuto di cui avevo un disperato bisogno.
L’augurio che posso fare a ciascuna di voi è: ABBIATE CURA…. SPLENDERE!
Con affetto. Deb.